La continua ricerca sull’opera e l’azione di Pasquale Cipolla, ha fatto si che fra le tante carte che sono riuscito a trovare e visionare, ve ne fossero alcune particolarmente interessanti e soprattutto inedite. “Arruffapopolo” è il nomignolo che venne affibbiato a Pasquale Cipolla da parte di coloro che ne avversarono le azioni e il pensiero, per fini ed interessi lontani da quelli prettamente politici o ideologici. Taluni lo ritennero infatti un subdolo agitatore delle masse e quindi un pericoloso sobillatore, i signori Cammarata ad esempio ritenevano che il Cipolla fosse guidato da sentimenti di odio nei confronti del feudo, e che quindi conducesse una personale battaglia a scopi prettamente politici e ideologici. I lavoratori di Campofelice e la maggior parte del popolo Campofelicese considerava, invece, Cipolla lo strenuo difensore dei diritti delle classi deboli, dei contadini, di chi insomma viveva in condizioni non agiate. Della lotta cruenta tra Cipolla e i Cammarata, sostenuti dal loro amministratore delle terre e sindaco dell’epoca ‘Nzulu Rao, abbiamo ampiamente trattato in altre ricerche, qui invece voglio raccontarvi alcuni episodi fin’ora a me sconosciuti, e penso non solo a me. I fratelli Cammarata di Corleone, il Barone Bernardo e il Cavaliere Leoluca, acquistarono la maggior parte del demanio ex feudale di Roccella dal Duca di Villarosa, con atto in notar Marchese e Mento di Palermo, stipulato il 23 maggio 1894. Appena divenuti acquisitori della proprietà, cominciarono a contrastare tutti i consueti usi dei cittadini di Campofelice, tra cui il pascolo sulle ristoppie. Il barone Cammarata aveva dato, nel giugno del 1896, ordini formali ai suoi impiegati affinché impedissero, anche con la forza, l’esercizio dell’uso civico di pascolo a secco nelle terre ex feudali, allora indivise tra lo stesso barone ed il fratello Cav. Leoluca, divisione che avvenne successivamente, il 25 febbraio 1902, con atto alle minute del notar Francesco Cammarata di Palermo. Avvenne che il giorno 25 giugno 1896, due cittadini Campofelicesi, tali Maiorca Salvatore e Gurrera Lorenzo si recarono, così come era loro consuetudine, in contrada Basalaci con i loro animali sulle ristoppie, Basalaci

Il barone Cammarata aveva perso una battaglia della lunga guerra con i cittadini di Campofelice ed il loro difensore, definito dal barone in modo dispregiativo Arruffapopolo, ma era ben lungi dall’essere sconfitto e soprattutto non pensò mai di rassegnarsi ai fatti ed al diritto. Pochi anni dopo, nel 1898, i “Campofelicioti” attendevano come ogni anno che fosse mietuto il fieno nelle terre demaniali dei fratelli Cammarata, per esercitare il loro uso civico di pascolo sulle ristoppie. Il barone, che mal sopportava tale esercizio, pensò bene per quell’anno di mettere in esecuzione un mezzo per liberare il suo fondo dalla servitù che esercitavano i cittadini, ed appena mietuto il fieno fece bruciare le ristoppie, credendo che ciò facendo avrebbe impedito loro di esercitare l’uso, ma il rimedio per svincolare la proprietà fu peggiore del male. Era il 15 di maggio del 1898, doppiamente festivo per Campofelice, perché domenica e perché ricorreva la festa del SS. Crocifisso, la popolazione unanime si recò dal sindaco per protestare contro l’operato del barone Cammarata, invocando la tutela dei propri diritti. Il sindaco si mostrò pronto, in un primo momento, e messosi alla testa di un improvvisato corteo si recò in casa dell’avvocato Cipolla, sottoponendogli il quesito volto a chiarire se il barone poteva agire così come aveva fatto. Cipolla visto quell’assembramento, pubblicam
Alla prossima!